Le vacanze di Pasqua del nostro Roberto Ferrari sono state diverso dal solito… un viaggio in Senegal, dove il basket è importante per continuare la vita.. e ci ha scritto le sue impressioni che riportiamo molto volentieri…
DJEREDJUF, SENEGAL!
Avevo già viaggiato in Africa ed ero già stato in Senegal, nel 2008, ma questa volta, io e mia figlia Silvia abbiamo voluto entrare dentro la realtà della gente di questo paese e non solo ammirare le cose belle che la natura regala. Una realtà di povertà, miseria a volte inimmaginabile ma fatta anche di ospitalità, accoglienza, tolleranza, sorrisi esibiti da chi ha veramente ben poco da sorridere. Ecco quello che voglio far sapere a chi magari ha solo la percezione di cosa voglia dire morire di fame, di malattie e di stenti. E' vero che anche qui da noi l'aria che tira non è delle migliori ma vi assicuro che non c'è paragone. Il centro Khady Gueye, che abbiamo visitato, fondato 25 anni fa da una ONG tedesca, forma le persone disabili al lavoro. Laboratori artigiani, sartoria, cucitura, falegnameria per far si che chi normalmente non ha nessuna prospettiva di guadagno in quanto africano (e già non ce n'è…) e in più handicappato, possa apprendere un mestiere che gli permetta di sopravvivere. All'interno del centro, la scuola materna ed elementare per i figli (spesso della violenza) di queste persone e le attività ludiche, come l'handibasket (le divise degli Angels hanno avuto un successone!) e la scuola di ballo. Come fa un handicappato senza gambe o con la polio (in Africa c'è ancora…) a ballare??? Se non avessi visto non ci potrei credere ma vi giuro che fanno cose senza senso, difficili da descrivere. Il campo da basket, polveroso e pieno di buche, è allucinante, i canestri con la tabella di legno ed il cesto ad un'altezza fra i 2.80m e i 3.10m….i palloni (4), ovali, sdruciti. Le sedie a rotelle con le quali giocano, vecchie, arruginite, che si rompono ad ogni buca presa e con tutto ciò??? Una squadra con una voglia tremenda di allenarsi e far vedere di cosa sono capaci di fare. Hanno organizzato un allenamento non previsto, per noi, solo per noi. Il responsabile del centro, il signor Mamadou Fall è stato di una disponibilità unica come del resto l'allenatrice della squadra Awa Ndiaye, ex giocatrice di ottimo livello e, alla fine del nostro incontro, sono stati loro a donarci dei regali!!! Hanno bisogno di tutto, assolutamente di tutto e noi vogliamo continuare questa sorta di gemellaggio iniziato con questo viaggio. La mia amica Anna (una sventola clamorosa di 1.90m…) non riesce a far mangiare il figlio di 2 anni e mezzo 2 volte al giorno (sempre e solo riso con verdure e, quando capita, carne o pesce) ma non mi ha mai chiesto nulla. Dignità, orgoglio alla massimaespressione! Per questo, il ritorno in Italia non è stato semplice…e per questo dico djeredjuf (grazie) Senegal!
P.S. per chi volesse donare abbigliamento o materiale didattico per i ragazzi del centro può rivolgersi a Roberto Ferrari che ha un contatto qui in Italia per spedire aiuti in Senegal… Grazie